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PASTICCIO PdR

29.1.07

IMMOBILITA' DA BILANCIO

Preso posto lontano da discorsi tecnico-contabili-procedurali;
stanchi di sentirci dire:
"...e no...questo non si può fare...non ci sono soldi...";
gli Sciiplinati, vogliono qui porre il problema della scarsa capacità d’investimento delle nostre Amministrazioni in azioni concrete di sviluppo,
proporzionale solo alla miseria delle casse comunali.
Immobilità da bilancio. Appunto. Come da titolo.
Diciamocelo senza tanti giri di parole:
se le nostre speranze di sviluppo devono essere contenute nella ragioneria comunale,
il nostro futuro sarà misero;
misero come il livello dei servizi (primari) offerti attualmente,
misero solo come la nostra stessa capacità di immaginarlo un futuro.
Evidentemente il problema ha origini lontane;
Evidentemente non è solo contabile ma di educazione politico/amministrativa.
Non è bastato chiudere la Cassa del Mezzogiorno per maturare politiche non assistenziali;
sono passati 57 anni da quando il Governo De Gasperi ideò questo salvadanaio generoso
per lo sviluppo del sud Italia, elargendo in 40 anni la bellezza di
279.763 Miliardi di vecchie Lire, pari a circa 140 Miliardi di Euro;
sappiamo tutti come è andata a finire,
ma nel nostro paesello, come in altri dell'ex Regno Borbonico, la politica continua ad agire concretamente sul territorio solo se supportata dalla generosità del rubinetto pubblico,
che ha cambiato nome, ammontare dell'erogato, valuta, frequenza, ma resta pur sempre condizione imprescindibile per qualsiasi azione concreta;
la logica del fare purtroppo rimane assistenziale.
Essere consapevoli di questo, vorrebbe dire porsi la seguente domanda:
come si può agire senza dover rincorrere finanziamenti
sempre più stitici e piovuti dall’alto?
Tale interrogativo lascia semplicemente senza parole, non solo la gente comune, ma anche la classe politica che evidentemente è ancora di stampo degasperiano.
Eppure cari paesani, a pensarci bene, una seppur involontaria risposta al quesito ce la siamo data proprio di recente con il bando pubblico di gara per il Castello Camponeschi.
Nell’incapacità finanziaria di poter fare da soli, l’Amministrazione ha deciso di ricorrere all’azione congiunta pubblico-privato.
Evviva!
Non vogliamo adesso discutere del problema Camponeschi, casomai qualche lettore di buona volontà potrà, in altro post, raccontarci la situazione e farne il punto;
adesso limitiamoci ad evidenziare come la soluzione trovata, forse l’unica percorribile, è proprio una possibile risposta al nostro quesito.

Si può agire in concretezza sul territorio, (ammesso che si abbia un’idea chiara di sviluppo da perseguire) anche se le casse non lo permettono;
si può fare tramite partnership pubblico-privato, come forme virtuose e creative di amministrazione in cui il capitale privato e l’interesse pubblico trovano sinergici punti d’incontro in progetti concreti.
Lo si può fare per grandi interventi come il Castello, ed a maggior ragione anche per piccole cose.
Lo si fa già per la quasi totalità dei servizi municipali (tutti in mano ad imprese private),
lo si potrebbe fare per iniziare un percorso di sviluppo.
Si tratta in definitiva, di ripensare una progettualità imbalsamata dai conti e da una cultura novecentesca, di osare quello che ora appare impossibile, d’immaginare e disegnare un futuro, casomai partendo dal piccolo per poi crescere velocemente.
Le ristrettezze economiche, che la nostra gente conosce da secoli, d’altronde hanno sempre stimolato l’arte di arrangiarsi.
L’ordinamento pubblico è ormai da tempo pronto a contemplare partenariati pubblico/privato;
si chiamano PPP o PF.
Noi vogliamo aspettare cosa?
Una nuova Cassa del mezzogiorno?
il Partigiano Johnny
sciiplinato fondatore

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